17

Il circo

1957

Olio su tela, cm 90×54,5.
In basso a sinistra: Tirinnanzi 957.
Al verso: sulla tela, a pennello, autografo «Tirinnanzi / 1957»; a inchiostro, firma «Pozzi».
Provenienza: raccolta privata, Milano.
Collocazione: raccolta privata, Firenze.

Esposizioni: Nino Tirinnanzi. Il racconto nella pittura, a cura di G. Faccenda, Caffè d’Arte Ceccarelli, Follonica [GR], 26 maggio-24 giugno 2001, riprodotto in cat. p. 15, n. 1.

Carlo Ludovico Ragghianti nel catalogo del 1966, cit.: «Da un po’ di tempo non incontravo la pittura di Tirinnanzi. Nel suo svolgersi chiaro e coerente dall’esperienza anteriore, direi che questi [lavori, n.d.r.] rivelano il sentimento di una distanza, e quindi una nostalgia, che depura e libra l’immagine che si fa visione.
Paesaggi alla luce del crepuscolo mattutino, dell’alba con la sua rugiada. Immobili colori trasparenti. Silenzio assorto in una solitudine dove si avverte il suono più lontano. Attesa del risveglio umano e dell’opera del giorno.
Il mondo di Tirinnanzi non muta i suoi volti rivelatori.
Ed ecco bambine dai profili già morbidi e ancora un po’ sperticati e ossuti dell’infanzia che si
trasforma, in una crisi dolcemente interrogativa. Ed ecco ragazzi dai profili adunchi, con una certezza che non avranno forse più: per molti la pubertà resta l’esperienza ultima e aperta, che si conserva, e la portano nel futuro anche come un pericolo o un rifugio.
Nei giovinetti una forza dispiegata, il senso della sicurezza quasi senza limite del corpo, l’agio animale, l’immemore calma di chi non può avere esperito e quindi vede impossibile il limite, la malattia, la morte.
Non c’è innocenza, perché non c’è consapevolezza fuori della prepotenza del corpo che rivela tuttoquanto può essere possesso.
Tra i poli di questa vitalità ingenua, senza dubbio o dissenso, e di questa decantata contemplazione, i termini dell’arte di Tirinnanzi si presentano ormai con una stabilità di fonte poetica e di stile personale, che gli consentono un ampio registro d’incursioni e
di flessibili abbandoni.»