Mario Tobino nel catalogo del 1973, cit.: «Questi ritratti sono ammirati, sorprendono le anime semplici, perché Tirinnanzi non solo li fece somiglianti – come sempre gli succede – ma perché rubò loro il segreto dello spirito, li ritrasse così come erano dentro il cuore. […]
C’è da ricordare che Tirinnanzi si è sempre indaffarato su l’anima umana, di che pasta sono gli uomini; di continuo tra sé e sé vi ha riflettuto, ne ha sofferto, se ne è tormentato. Egli possiede una innata disposizione a partecipare, indovinare, immaginare le inclinazioni, i peccati le qualità degli altri esseri umani. E questa stessa disposizione la possiede nel chiarire il perché dei pittori antichi e moderni, scoprire le loro radici, la scaturigine della ispirazione, le pieghe di ogni stile. Non c’è come lui che sa narrare i quadri, illustrarne ogni fibra, con passione e insieme lucidità. E poiché tutto nella vita ha una ragione, è una catena, il tempo spiegò che il segreto dell’arte di Tirinnanzi era lavorare in abbandono. Ormai nella tecnica, nell’uso dei ferri del mestiere, nella conoscenza, era maestro, adesso doveva liberare ciò che aveva accumulato, il suo fuoco.»