11.

Il Cestello

1955

Olio su cartone, cm 65×94,6.
In basso a destra: N. Tirinnanzi 1955.
Provenienza: raccolta privata, Firenze; raccolta privata, Milano.

Esposizioni: Nino Tirinnanzi. Tante vite e infine una, a cura di G. Faccenda, Palazzo Sacrati Strozzi, Firenze, 21 dicembre 2022-21 gennaio 2023, riprodotto in cat. p. 47, n. 16.

Marco Valsecchi nella monografia del 1962, cit., pp. 9-10, 12: «C’è un modo di essere toscani anche in pittura; ed è chiaro che non si tratta di una questione meramente geografica, ma di un caratteristico comportamento della fantasia. La quale non si disgiunge, nelle sue operazioni, da un naturale controllo dell’intelligenza. Si costituisce in tal modo un equilibrio di valori fra l’immaginazione e il raziocinio, che possiamo dire appunto uno degli aspetti basilari dell’attività di un artista toscano. E si aggiunga pure che tale controllo non è una pedanteria, anche se rischia molte volte di esserlo; piuttosto deriva da un certo spiritaccio scettico e illuminista, risicato, pungente il più delle volte fino all’ironia, tale ad ogni modo da inalberarsi di fronte alle bizzarrie e di rigettarle da sé come aliene da un rapporto armonico tra le cose e le idee, tra la realtà e lo spirito. Del resto deve pur contare qualcosa, sull’intelligenza di un toscano, la tradizione culturale che si profonda per un millennio almeno; e quella natura stessa, città o campagna che sia, composta in un ordine di chiarezza, che nell’architettura è persino un modulo imminente in tutte le ore della giornata.

[…] Tirinnanzi è azzurro. Lo disse già Palazzeschi per la pittura di Rosai; lo si può dire anche per l’allievo. È un colore che predomina, che viene sempre a galla come una trasparenza del sentimento, che intride ogni cosa, ogni altro colore. È anch’esso, a ben vedere, un colore che ama la nitidezza. È tale, anzi, perché è nitido. E ben si adegua allora alla speculare incisività del disegno.»