14.

Pomeriggio d’ottobre

1959

Olio su tela, cm 47×57.
In basso a destra: Tirinnanzi 959.
Al verso: sulla tela, a pennello, abbozzo di figura; etichetta VIIIa Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, 1959-1960, ivi timbro «Invitato» [tutto maiuscolo], a inchiostro, autografo «Nino Tirinnanzi / Via dei Serragli 22 Firenze / Pomeriggio [d’autunno; cassato] d’Ottobre / £ 250.000 [cassato] / [Proprietario] l’autore / [Indirizzo per il ritorno] Via dei Serragli 22 / Firenze»; sovrapposta firma non identificata; etichetta in pelle Galleria Santa Croce, Firenze, recante «Personale di Nino Tirinnanzi / Ottobre 1960», ivi a matita, autografo «25», [soggetto] «ottobre» [tutto maiuscolo]; cartiglio dattiloscritto ove indicato [idem] «Pubblicato dal settimanale / Rotosei del 4/11/60».
Provenienza: raccolta G. Schiatti, Desio [MB]; raccolta privata, Firenze.

Esposizioni: VIII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, sala 7, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 28 dicembre 1959-30 aprile 1960, in cat. p. 250, n. 13 (Pomeriggio); Nino Tirinnanzi, testo di C. Betocchi, Galleria Santacroce, Firenze, [dal 22] ottobre 1960, in cat. [n. 25 (Ottobre) elenco opere]; Nino Tirinnanzi. Tante vite e infine una, a cura di G. Faccenda, Palazzo Sacrati Strozzi, Firenze, 21 dicembre 2022-21 gennaio 2023, riprodotto in cat. p. 59, n. 22.

Bibliografia: Rotosei, n. 45, 4 novembre 1960, riprodotto; M. Valsecchi, Tirinnanzi, Arnaud, Firenze, 1962, riprodotto tav. XXXIX (Il muro).

Aldo Palazzeschi nel catalogo del 1965, cit.: «Devo a Nino Tirinnanzi una sensazione nuova in pittura. Ne è a dire che nella oramai lunga esistenza, o in quanto appassionato di quest’arte, di sensazioni pittoriche non ne abbia avute la parte che mi spettava, ma davanti ad un quadro ho provato oggi la sensazione del calore per la prima volta, da aggiungere a quelle prodigatemi in poco meno di un secolo e nel numero infinito di tutte le loro possibilità, dalla luce, dal colore e dalla forma.

Un paesaggio nel quale è diventata luce la materia e il calore del sole ne è protagonista concentrandosi nel corpo di un fanciullo che a torso nudo ne riflette la forza, la bellezza o la felicità.

[…] Ma non è per tale senso piacevolissimo di stupore e di scoperta che oggi dobbiamo considerare Nino Tirinnanzi fra i pittori toscani contemporanei di prima linea, toscano della più schietta genuinità. Tradizione che risalendo a Rosai e a Soffici e attraverso i macchiaioli, attraverso il tempo e le naturali evoluzioni della storia, pesca le proprie origini nei trecentisti e quattrocentisti della grande pittura nostra.

[…] Parve a taluno di dover fare certi accostamenti di quest’ultimo ciclo della pittura toscana con quella di Cézanne, ma si tratta di apparenti affinità dovute a quelle naturali somiglianze fra il paesaggio toscano e quello di Provenza, e più ancora per l’amore comune delle cose semplici della natura e per l’esaltazione dei valori umili della vita umana.»