2.

Ritratto di Ottone Rosai

1936

Olio su tela, cm 69,5×49,5.
In basso a destra: Tirinnanzi.
In basso a sinistra: 936.
Al verso: sul telaio, a pennarello rosso [tutto maiuscolo] «Tirinnanzi / Greve»; a matita «491⁄2×691⁄2»; segni circolari a due intersezioni.
Provenienza: raccolta privata, Roma; raccolta privata, Alessandria.

Esposizioni: Tirinnanzi. Dipinti 1936-1991, testo di M. Luzi, Galleria Pananti, Firenze, marzo 1994, riprodotto in cat. tav. 1; Nino Tirinnanzi. Tante vite e infine una, a cura di G. Faccenda, Palazzo Sacrati Strozzi, Firenze, 21 dicembre 2022-21 gennaio 2023, riprodotto in cat. p. 19, n. 2.

Bibliografia: P.F. Listri, «I settant’anni di Nino» [rubrica «Visti & da vedere»], La Nazione, Firenze, 6 marzo 1994, citato.

Pier Carlo Santini nel catalogo del 1954, cit.: «Il pittore fa il suo primo e decisivo incontro una volta giunto a Firenze dal natio borgo di Greve. Ottone Rosai gli è maestro senza accademia, col suadente consiglio e con l’esempio. Si rivela la vocazione, ed insieme si hanno le prime prove: l’adesione a Rosai è entusiastica e piena, mentre intervengono nella sua formazione culturale ed umana altre notevoli esperienze maturate nell’ambiente fiorentino in quegli anni abbastanza vivo, che opereranno più mediatamente, ma che concorrono fin d’allora a determinare nel giovanissimo pittore un ampliamento di interessi e prospettive di varia natura. Il suo rapporto con Rosai merita un accurato esame che ce ne confermi l’indiscutibile importanza formativa, sia d’indole generale che specificamente pittorica, per permetterci nello stesso tempo di intendere come gradualmente agiscano ed intervengano, anche mentre la tematica rimane consueta, fattori e motivi ed impulsi diversi, in relazione alla crescente coscienza nel pittore del proprio mondo e del proprio carattere. Egli incontra dunque Rosai nel ‘37 [risale, in realtà, all’anno precedente il primo incontro, n.d.r.]. Guarda però il Rosai del ‘20-’24; il Rosai più intimista, più sedato e raccolto; l’artista che ferma e misura in aurei rapporti i centri compositivi e lavora la superficie in modo che si arricchisca e si carichi di risonanze profonde. Guarda il primo Rosai indipendentemente da ogni considerazione di validità, perché nel momento sembra meglio corrispondere ad un cerchio di aspirazioni che si qualificano guardando alla maniera con cui il giovane pittore intende il maestro svelando una progressiva acquisizione di mezzi, cui corrisponde un graduale accertamento dei modi pittorici.»