Olio su tela, cm 50×70.
In basso a destra: Tirinnanzi 991.
Al verso: sul telaio, autografo, [tutto maiuscolo] «Torino»; «Alfio». Sulla tela, a pennello, autografo «20»; a pastello «8»; cerchio [cassato].
Provenienza: raccolta privata, Firenze.
Esposizioni: Nino Tirinnanzi, testo di M. Polacci, Fògola Galleria “Dantesca”, Torino, 25 febbraio-14 marzo 1992, riprodotto in cat. n. 20 [elenco opere]; Nino Tirinnanzi. Tante vite e infine una, a cura di G. Faccenda, Palazzo Sacrati Strozzi, Firenze, 21 dicembre 2022-21 gennaio 2023, riprodotto in cat. p. 103, n. 44.
Nel Catalogo Generale delle Opere, primo volume, del 2015, cit., p. 8: «Bisognerebbe, ora, sulle nature morte, sui cestini di frutta accarezzati da un panno di lino bianco – che egli amava comporre, quasi esclusivamente, durante il soggiorno estivo a Forte dei Marmi –, la cui leggiadrìa, raccolta fra virtuosi accenti di luce, sontuosi accordi di colore e una sobria eleganza formale, suscita ogni volta seducenti affinità con le straordinarie composizioni di frutta di Chardin. È la peculiare disposizione del cuore, però, che differenzia Tirinnanzi dal celebre maestro francese, quel cuore che palpita per un grappolo d’uva bianca o un capannello di fichi maturi nascosto fra le succose pesche con la stessa intensità di quando è attratto da un casolare difeso da una fila ordinata di ulivi, con le piccole finestrelle che stanno, enigmatiche, come occhi amorevolmente vigili sul mondo.»