28.

Il venditore d’acqua

1974

Tecnica mista su carta applicata su tela, cm 150×101. In basso a destra: Tirinnanzi 1974.
Al verso: sul telaio, a pennarello «150×101»; [idem] «11»; a matita, segno simile ad asterisco. Provenienza: eredi Tirinnanzi, Greve in Chianti [FI]; raccolta privata, Firenze.

Esposizioni: Nino Tirinnanzi, testo di E. Montale, Galleria Pananti, Firenze, novembre 1974, riprodotto in cat. tav. VI [intero] e un particolare; Nino Tirinnanzi, testi di P. Pananti, E. Siciliano, E. Montale [stesso del catalogo 1974, cit.], Galleria Pananti, Firenze, 1997, riprodotto in cat. tav. VI [intero] e un particolare; Nino Tirinnanzi. Tante vite e infine una, a cura di G. Faccenda, Palazzo Sacrati Strozzi, Firenze, 21 dicembre 2022-21 gennaio 2023, riprodotto in cat. p. 89, n. 37.

Bibliografia: G. Faccenda, Catalogo Generale delle Opere di Nino Tirinnanzi, primo volume, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, 2015, riprodotto pp. 167, 265, n. 299.

Eugenio Montale nel catalogo del 1974, cit.: «[…] due interventi chirurgici lo riportano ai paesi caldi. Ed è questa la ragione che per la terza volta lo conduce in Africa, al Marocco. A un primo breve soggiorno a Tangeri seguono due lunghi soggiorni a Marrakech. Ora Nino frequenta i mercati arabi, i labirinti della grande Medina e sopratutto l’immensa fantasmagorica piazza Gema El Fna [sic], teatro di spettacoli, incantatori di serpenti, raccontafiabe, ammaestratori di scimmie: un mondo che affascina il pittore e crea in lui una vera frenesia di lavoro. Come fu possibile superare l’iconoclastìa tradizionale del mondo arabo e far giungere fino a noi la somma di una cosi lunga e intensa operosità? Qui ci sarebbe materia per un vero romanzo che forse l’artista ci darà un giorno. Ma a noi basti in questa occasione di seguire, e sia pure con un breve accenno, quali sono le immagini e i ricordi che il nuovo Tirinnanzi desterà in quel pubblico nuovo ch’egli merita, perché non c’è buona pittura che non sia anche un fatto di cultura.

[…] È piuttosto raro che un pittore d’oggi faccia riflettere sulla condizione umana; e che lo faccia senza sollecitare deduzioni sedicenti sociali o sociologiche. Il pensiero di Tirinnanzi è tutto nel suo disegno e nei suoi colori. È spesso un graffio ma porta sempre la firma di un uomo. Sembra poca cosa ed è invece la garanzia della sua autenticità.»