Ritratto di giovane maghrebino

Mario Luzi nel catalogo del 1994, cit.: «Ma il segreto della seduzione che le opere di Nino non mancano di esercitare forse è di un altro ordine. Credo che a tutti – ma è vero specialmente per i suoi coetanei e compagni di lavoro e di «viaggio» – le immagini della sua pittura, pur fresche e vivide, appaiano come protette da una pellicola trasparente che le intensifica e nello stesso tempo le attutisce; sembrino così accese da una sorta di affettuosa cupidigia e nello stesso tempo filtrate da un senso più triste e perso. Un quid, che cos’è?, aleggia su quelle figure, su quegli oggetti che attizzano l’acume del suo talento. Penso il piacere e la malinconia commiste di agire nella fedeltà a un mondo che è insieme vita e reminiscenza: piacere e malinconia di dipingere, ma non come postumo, un mondo che ha un passato da lui conosciuto e condiviso con gli amici d’un tempo; amato e ricordato, amato perché ricordato e per questo più vivo. Le immagini della pittura di Nino ci arrivano limpide, spesso lampanti, eppure dentro una custodia fatata che assomiglia alla nostra gelosia di noi stessi e al desiderio di non separarci dalla parte più umbratile della nostra persona.»